Se in un sito di cucina tradizionale non manca la sezione dedicata ai vini da abbinare ai differenti patti, nel nostro caso non può mancare un breve cenno relativo agli effetti del consumo di alcolici sulla salute. Il consumo abituale di piccole quantità di alcol, che nel nostro paese è fortemente radicato nelle tradizioni alimentari e culinarie, se effettuato in maniera controllata non ha effetti negativi documentati.
Studi clinici sembrano anzi evidenziare che piccole quantità di alcool siano in grado di ridurre il rischio di malattie coronariche, anche se il grado di riduzione del rischio e il livello di consumo di alcol al quale si verificano le riduzioni maggiori sono tuttora in discussione.
L’abuso di alcolici è invece noto per essere correlato a traumi e a circa 60 diversi tipi di patologie, tra cui disordini mentali, problemi gastrointestinali, tumori, malattie cardiovascolari, e danni prenatali.
In Italia nel 2010 oltre 16.000 persone, di cui 70% circa uomini di età superiore ai 15 anni sono morte per cause collegate in tutto o in parte con il consumo di alcol. La percentuale varia in base al sesso e all’età delle persone: se tra le fasce più giovani l’eccesso di alcol è correlato a incidenti e traumi, tra gli over 60 l’alcol è invece un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie vascolari, gastroenterologiche, neuropsichiatriche. In Italia infatti il 20 % dei tumori maligni per i maschi e il 6.9 % per le donne sono collegati al consumo di alcolici.
La mortalità acuta e quella conseguente a malattie croniche, da lunga esposizione a quantità dannose di alcol, sono oggetto di campagne di prevenzione da parte dell’OMS e dalla Commissione Europea, con la necessità di proporre normative a difesa della salute dei cittadini e dei consumatori: un decesso su 3 per i maschi e 1 su 5 per le donne potrebbe essere evitato semplicemente non ponendosi alla guida dopo aver bevuto.
Il consumo di alcolici viene definito dall’OMS in base al consumo di unità alcoliche standard
L’Unità Alcolica (UA) corrisponde a 12 grammi di etanolo, cioè alla quantità approssimativamente contenuta in una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o in un bicchierino di superalcolici (40 ml), alle gradazioni tipiche di queste bevande.
Viene definito consumatore di alcolici chi, uomo o donna, abbia consumato bevande alcoliche, almeno una volta negli ultimi 30 giorni.
I rischi di danni alcol-correlati (immediati e cronici) e di dipendenza alcolica variano in funzione di diversi fattori:
- la quantità cumulativa di alcol bevuta, espressa sotto forma di consumo medio giornaliero
- la quantità di alcol assunta in una singola occasione
- le modalità di assunzione dell’alcol.
Per consumo moderato si intendono quantità e modalità di consumo che comportano rischi per la salute modesti, e comunque considerati accettabili.
La soglia del consumo moderato per gli uomini è pari a 2 unità alcoliche (UA) in media al giorno, corrispondenti a 60 UA negli ultimi 30 giorni, mentre per le donne è pari a 1 unità alcolica in media al giorno, corrispondenti a 30 UA negli ultimi 30 giorni.
Livelli di consumo al di sopra di queste soglie sono classificati come consumo abituale elevato.
Anche il consumo episodico di alcoolici, se effettuato in grandi quantità (oltre 5 unità alcoliche per gli uomini e oltre 4 per le donne) comporta un sostanziale incremento di rischio di lesioni traumatiche, e di altri effetti nocivi. Rischi altrettanto elevati secondo l’OMS presenta il consumo bevande alcoliche esclusivamente o prevalentemente fuori pasto, perché determina livelli più elevati di alcolemia, a parità di quantità consumate, e si associa a molteplici danni cronici.
Per quanto riguarda il rischio cardiovascolare il consumo alcolico moderato è da tempo noto per avere un effetto protettivo La maggiore riduzione del rischio può essere ottenuta con una media di 10 gr di alcol (corrispondente ad un bicchiere) ogni due giorni. Oltre i 20 gr di alcol (due bicchieri) al giorno – il livello di consumo con il minore rischio – il rischio di malattia vascolare aumenta. In età molto avanzata, la riduzione del rischio scompare.
Per quanto riguarda invece l’associazione tra alcol e malattie renali le segnalazioni presenti nella letteratura scientifica sono ad oggi poco numerose, ed evidenziano una correlazione inversa tra consumo di alcol e peggioramento della funzione renale, senza che siano ancora chiariti i meccanismi d’azione dell’alcol nella nefro – protezione.
Se un consumo elevato di alcolici è in ogni caso sconsigliato, studi recenti non scoraggiano il consumo leggero o moderato di alcolici, almeno per quanto riguarda gli effetti a livello renale.